venerdì .jpg

Testo critico di Andrea Rossetti

Campiture decise e caratterizzate nello sviluppo di valori tonali, l'astrazione di Paola Adornato eredita la tradizione trans-americana del Colour Field Painting per dotarla di una personalità distintiva. Ragionata e calma, legata più alla mutevolezza linguistica che vincolata ai punti di contatto con il Gotha di quella corrente, la visualità di cui l'artista si fa portavoce procede su livelli di espansione tonale, interpretando l'acrilico come un'energia totalizzante, che si agita lentamente seguendo il ritmo delle sue Curve, maturando traduzioni non forzate della realtà entrate a far parte di un gioco cromatico assoluto. Un gioco libero quanto le geometrie pilotate dall'artista, varie, espressamente pure, passate sotto gli effetti di gradazioni controllate, con facilità tendenti a prendere corpo come elementi pseudo vegetali che in nessun modo intendono negare il loro contatto primario con la realtà. Sulla base di questo contatto, praticato come una forma d'intercessione natura-artista, Adornato sigla la pienezza del suo pensiero astratto, che si viene a configurare pertanto come il modo più diretto per dichiarare una conoscenza di sé e dell'universo circostante entrambe prive di condizionamenti.
Autenticità fatta di colore, forma, gesto, portata avanti con tutti i mezzi che a conti fatti l'artista detiene per negare il proprio nulla osta ad ogni finzione di genere. Favorendo una radicalizzazione visiva e mettendo la pittura nella condizione di convogliare una vera immagine, l'effettualità di un sé che non si nasconde dietro strati di colore, ma che al contrario sceglie di entrare in scena dalla porta principale, scavalcando tutte le gerarchie della tradizione pittorica - visiva. L'artista parte con le idee ben chiare, coniando una formula personale nell'astrazione di matrice espressionista, ovvero un "espressionismo razionale", arrivando diretta a far valere la propria intraprendenza comunicativa, in quanto persona fisica ed essere umano senziente. Paola Adornato c'è, la sua presenza attiva e concreta è opera nell'opera, un dato che a questo punto è possibile assumere solo come incontrovertibile.

 
il-guardiano-delle-finestra .jpg

Try

2015

Testo critico di Andrea Rossetti

Immagini di un'urbanità industrializzata, dove i retaggi del boom economico e di un'età dell'oro conclusasi da tempo convivono con l'attualità, mostrando quanto di meno attraente una comune idea di progresso è riuscita a creare.

A risaltare nei lavori di Paola Adornato - tanto sul piano concettuale quanto su quello operativo - è la volontà di rielaborare fattivamente il territorio filtrandone l'apparente anesteticità attraverso una rinnovata visione personale, svicolando dalla facile, asettica e sopratutto sterile citazione “tale e quale” di luoghi e soggetti spesso collocato ai margini - fisici e non solo - della travolgente urbanizzazione cittadina.

Tecnica e colore compartecipano a fissare lo spazio e il tempo di strutture modificate in nuce nel e dal pensiero dell'artista, riconvertite all'uso visivo - estetico di quella che si conforma come una particolarissima procedura conservativa della loro memoria, procedura interamente volta al raggiungimento di un nuovo linguaggio ottico - percettivo in cui la cromia risulti affrancata da ogni ristretta logica realistica, in cui ciascun elemento costituente la rappresentazione sia parte di un processo ri-creativo capace di trasferire le forme dal “realmente visibile” al “realmente immaginato” per raggiungere l'ordine della “composizione formalmente finita”; la conseguenza di questo procedimento - definibile come “riformulazione individuale” - è un'inevitabile decontestualizzazione (o riconversione percettiva) dal potere altamente enfatizzante, cassa di risonanza indispensabile per estrarre completamente da una realtà fin troppo grigia tutti quei soggetti/strutture spesso così rilevanti nell'assetto di un tessuto urbano unitario e caratteristico.

È come se la Adornato operasse nel tentativo di sfilacciare quel tessuto, cercando di scovarne e metterne in evidenza i nodi più intrinsecamente costitutivi, perpetuando il ricordo dei soggetti attraverso l'alterazione principalmente cromatica, mezzo attraverso cui apparenti irrilevanze possono essere riproposte e rivissute, osservate tramite nuove prospettive, illuminate da luci che sottolineano l'onirica essenza di un rapporto mai troppo stretto o indissolubile con la realtà.